Tutto era iniziato per caso. Si potrebbe raccontare per ore del caso, i pro, i contro, di come c’è chi lo reputa fato, chi solo coincidenza, chi, invece, prende ciò che c’è senza pensarci troppo. E questa storia vuole proprio raccontare di chi vive gli scampoli che la vita gli offre senza troppi fronzoli, diritto alla meta. Bene, male, non sono i due poli che governano la vita di Paulo. Lui sa bene che sono gli altri a dare un significato alle sue azioni, tutto sta a star simpatico o meno. Non era un santo ma nemmeno il peggiore dei diavoli e la vita era stata alquanto crudele con lui, o indelicata. In una società dove l’aspetto fisico era quello che ti contraddistingueva e dove solo i belli avevano una possibilità, lui era alquanto brutto, fattezze che destavano sorpresa, nel miglior dei casi, o timore nella gente che doveva averci a che fare. A lui non importava più tanto, la vita ti rende duro e, a volte, è un bene. Quindi iniziò tutto per caso. Quella che a lui sembrava una cosa remota, ultima nei suoi pensieri da sveglio ma presente ogni notte nei suoi sogni, era arrivata quando ormai era chiusa nella parte più remota della sua anima. L’amore. Oh l’amore! Quante storie e quante vite si muovono per l’amore. Per Paulo era sempre stata preclusa quella strada. Non è che non si fosse mai innamorato, molte volte chiuso nei suoi pensieri avvicinava la ragazza che in quel momento particolare, gli era parso, che lo guardava con simpatia. Una volta, forte di uno di questi sguardi, si avvicinò ad una ragazza. Il sorriso di ella divenne un ghigno e Paulo scoprì che non era simpatia ma derisione. Scottato da quella esperienza iniziò a camminare ad occhi bassi. Guardava solo le scarpe della gente che lo circondava. Ma i pensieri viaggiavano alti, più alti della poca stima che la gente gli regalava. E l’amore? Si, l’amore arrivò nella vita di Paulo, per caso. Passeggiava dopo il lavoro, a spasso con Rocky, il meticcio che non lo giudicava per il suo brutto muso. Arrivati al parco lo liberò. Rocky, felice, iniziò a correre e ripercorrere i luoghi conosciuti, a perdifiato, senza però allontanarsi troppo da Paulo che, intanto, lo seguiva con lo sguardo era felice. Felice per Rocky ma anche per lui. Chi l’avrebbe detto? Paulo riusciva a sorridere! Ad un certo punto Paulo perse di vista Rocky. Era capitato che il cagnolone, fiutando una cagnetta, se fosse allontanato, diciamo così, per fare il galante. Cosicché Paulo non se ne preoccupò e si sedette su di una panchina aspettando il Don Giovanni. Tutto solo iniziò nel suo hobby preferito, quello di pensare. Senza accorgersene iniziò a parlare ad alta voce. Quella sera discuteva del senso delle cose, esistenza e vissuto. Non era sempre così profondo, capitava che discutesse del pranzo e del sale. La sua mente non aveva limiti. Insomma quella sera ragionava del vissuto e poneva come limite alle stravaganze della vita solo la sopportazione delle persone a tale stravaganze e di come le intolleranze ponevano limiti a chi le subiva ma anche a chi le imponeva. Una ragazza passava di li per caso con il suo cagnolino e sentii parlare Paulo. Iniziò a sorridere, pensava fosse solo qualche strambo ubriaco, era ancora giorno e decise di avvicinarsi. Arrivò a sentire che Paulo scusava le persone limitate proprio perché limitate, e senza rancore poteva anche capire le loro cattiverie o indelicatezze. La ragazza rimase sorprese, sia dall’aspetto, in modo negativo, che dal discorso, in modo positivo. Si era davvero sensato, non era frutto di troppo vino e decise di sedersi. Paulo si zittì e lei: << NO… continua… non volevo disturbare… >>. Paulo guardò la ragazza con occhi calmi. Ormai non si sorprendeva più di nulla, o quasi. E lei: << Mi rendo conto, non volevo disturbarti… >> e si alza e fa per andarsene. Paulo la guarda ma non dice nulla. Come mai? Incantato? Stupito? Semplice: non sa che dire. La ragazza si volta e si avvicina a Paulo: << Piacere Stefania… >> << Paulo >> e le da la mano. Stefania lo guarda. Paulo la guarda. Tutto nasce per caso. Fu così per Paulo e Stefania.
tutto quello che sapeva della vita l’aveva imparato da solo. forse gli sbagli erano tanti, ma ogni passo, ogni piccola cosa era come un’impresa e solo dopo tempo arrivava la ricompensa e a volte neanche il tempo era cosi benigno. questo è. nulla più nulla in meno. ogni volta che passo in quella cittadina, ricordo la sera in cui mi fermai in quel bar. fra un bicchiere e l’altro questa storia che poi è più un racconto. tutto intento a godersi quei pochi istanti di serenità. sconfitto? da cosa poi. no, non erano le domande esistenziali o il male di vita. non era voglia d’arrivare o di sapere. né questo né quello. lui viveva ciò che gli capitava e basta. la storia, se è di questo che si tratta, è ambientata in una anonima città di provincia, di quelle il cui passaggio non resta il ricordo. ma c’è gente che li vive. li torna dopo il lavoro. dopo la vita. tutto sommato non si può proprio parlare di storia, più di racconto. di un racconto che passava di bocca in bocca. ad ogni bocca qualcosa in più. ad ogni particolare aggiunto sempre più distanti dall’inizio. qui riporto ciò che ho sentito, quello che è arrivato a me. non mi prendo la briga di accertare se le cose siano vere. non sono un giornalista. non voglio esserlo. sempre se ce ne sia ancora qualcuno che lo faccia ma non divaghiamo. ecco tutto. si tratta di questa persona. vita tranquilla. una moglie. un cane. tutto tranquillo. ogni sera, alla solita ora, sempre tardi, tornava a casa dopo il lavoro. mai una parola. mai un litigio. fatto sta che una sera non torna a casa. un giorno. un altro. nulla. la moglie va alla polizia. denuncia, ricerche. nulla. e così passa il tempo. la moglie s’avvicina a Dio. preghiere messe. ma i giorni passano senza che lui ritorni. arriva il momento delle chiacchiere. chi diceva questo e chi quello. tutti però erano d’accordo su una cosa. che era vivo. persone che lavoravano in fabbrica con lui, che vivevano li, dicevano che era tranquillo, normale. molti pensavano che avesse cambiato aria perché avesse scoperto la tresca che la moglie aveva con il salumiere, che ormai durava anni. alcuni dicevano che l’avevano rapito e a questi, quando si faceva notare che era squattrinato e non c’erano richieste di riscatto, dicevano per gli organi e lo stessero nascondendo sino a che le acque si fossero calmate. fatto sta che a casa non tornava e che la moglie ormai si era rassegnata. un giorno, la sera tardi, tornò a casa. la moglie che lo vide sgranò gli occhi. più magro, i capelli più lunghi. ma era lui. si sedette a tavola e, come sua abitudine, aspettava la cena. la moglie, dopo lo shock, cercò qualcosa da mangiare, da preparare e portò in tavola. lo guardava. aspettava. lui fini, andò in bagno e si lavò e andò a letto. la moglie scappò via. incredula. forse pensava ad un fantasma o che era impazzita. fatto sta che non la videro più in quel posto. al mattino lui preparò una valigia e senza salutare nessuno se ne andò. seduto sulla panchina, mentre aspettava l’autobus che lo avrebbe portato lontano. aspettava quello che poi non arriva mai. ma lui si godeva quei pochi istanti di serenità. stava li seduto ad aspettare quello che poi non arriva mai. ma sembrava che a lui non importasse.
la storia si ripeteva...perché quell espressione da eterna dannata? (chiese il fantasma mentre rideva) .un gabbiano macchiò il vetro...il fantasma rideva.poi lei girò la testa...c era l ombra di un uomo che guidava.corna e peste!! si adagiò nella melma del ricordo che piano gli copri il volto.corna e peste!!!!il ventre si squarciò:salute a te! ò-oh! sussultò e se ne andò
Non so perchè bevo, forse lo so, ma il bere lo ha cancellato dalla mia memoria. Bevo per allontanere il doloro e per poi godere del mio dolore. La vita sembra quasi bella dal fondo del bicchiere. La vita sembra quasi vivibile dal fondo del bicchiere. Si, la vita è proprio bella dal fondo del bicchiere.
Mi chiedono perché sono così ma sono loro che decidono le loro vite surgelate che mi accecano e mi tolgono il respiro
e io cerco di stare a passo con la loro strada ma cado in un buco infernale e tutto brucia intorno a me ma è solo realtà non è incubo solo realtà, la loro finzione di cambiare le cose di vivere quello che mai potrà essere chiamato essere vita
Svelto con gli occhi e la mente lucida riprende il suo orrore cambiando nome e colore Avido con tutti a parte pochi eletti sporco dentro marcio fuori con la paura inniettata negli occhi la mancanza di tutto la reso il mostro quello che non chiede non puo' chiederlo e neanche riceverlo è terrore in carne ed ossa succube di se stesso raggiro della natura autosconfitta celebrata si arrampica come una biscia una serpe malefica pronta a divorare la piu' debole delle prede Mostro di se stesso non ha piu' ritegno non controlla la scia che ha creato e disseminato Il passato scompare ma la memoria ferisce e gli stupidi parloni la memoria non l'hanno mai avuta
Leggere parti di libri, fermarsi prima del secondo passavano le giornate e le notti bruciavano con la luna calda che sorrideva senza scomporsi e senza dare alternative valide. Ma come succede nelle grandi occasioni qualcosa si scoprì e tutti furono contenti del tesoro del pirata un po' meno dell'isola così lontana.
I rami non ballavano piu' al tempo del vento perché aveva fatto le valige ed era scappato e le orbite dei passanti cercavano un pezzo di coscia nudo in ogni donzella