Giornata uggiosa. In casa. Sto seduto sulla poltrona e guardo le gocce scivolare giù dal vetro verso l’oblio. Tanti piccoli elementi facenti parte di un unico progetto: la noia.
Tardo pomeriggio di un qualunque giorno di dicembre quando con fatica mi alzo dal divano nella camera da prenzo. Non ricordo come ci sia finita ma sicuramente il letto mi sara' sembrato troppo distante.
Saranno state le sette quando squillò il telefono; non accendendo mai la televisione e non mi è facile controllare l’avanzata delle ore. Ne ho una in salone, di tele,l’unico ricordo lasciatomi da Gloria, ma l’ho trasformata in un acquario; alle volte mi ci siedo davanti e guardo i pesci andare e venire, non male.
L’unico inconveniente è che non cambia canale quando mi prende un raptus da zapping.
Ero in treno, seduto di fronte a lei e ci guardavamo negli occhi senza dirci nulla. Poi finalmente dopo la fermata d’Oristano rimanemmo da soli ed iniziammo a conversare.
“Io e mio compare Bukowski ci conoscemmo nell’inverno più buio della mia vita. Sì, Compagno di sbronze. Avevamo alcune cose in comune, oltre ad appartenere entrambi alla misera razza umana”.
[…] CERCA UNA MAGLIA ROTTA NELLA RETE CHE CI STRINGE, TU BALZA FUORI, FUGGI! VA, PER TE L’ HO PREGATO, - ORA LA SETE MI SARA’ LIEVE, MENO ACRE LA RUGGINE… (Eugenio Montale “IN LIMINE”)
È qui tessuta la ragnatela di pensieri, considerazioni e congetture di un uomo qualsiasi d’altri tempi, mentre si diletta ad osservare, da una scomodissima panchina, la frenesia delle vite moderne, ma anche passate, che gli vorticano attorno: