Incontro con l'agente @ 16 November 2007 06:41 PM
Io lo guardo da sopra il grissino. Mastico e faccio rumore. Sono maleducato, ma me ne frego.
Lui dice, ¡°Per carit¨¤, non ¨¨ male, ma non ¨¨ abbastanza buono.¡±
Dice, ¡°Non prendertela.¡±
Figurati, penso.
Intingo un altro grissino.
Lui chiede, ¡°Non dici niente?¡±
Il vasetto ¨¨ quasi vuoto, il tappo, rosso, sul bordo della tavola, non sa se cadere sul pavimento oppure no.
Sporcher¨° per terra?
Mi far¨° male?
Ho ancora uno scopo?
Posso ancora essere utile?
Cose che mi chiederei se fossi un tappo rosso di un vasetto quasi vuoto di senape di Dijon forte Louit Fr¨¥res in bilico su una tavola coperta da una tovaglia verde e gialla in una cucina verde scuro. Il pavimento ¨¨ bianco. Bianco con nervature grigie. Finto marmo. Molto bello.
Chiedo, ¡°Cosa dobbiamo correggere?¡±
E metto il grissino tra i denti. Mastico il grissino, impasto la senape, ingoio il boccone ed ingoio il mio orgoglio di scrittore. Scrittore come artista indipendente.
Lui dice, ¡°Non tanto.¡±
Il tappo ¨¨ sempre in bilico, e lui dice, ¡°L¡¯impostazione ¨¨ troppo personale.¡±
Dice, ¡°Metti la tua opinione dappertutto. La tua opinione non interessa a nessuno.¡±
Intingo un grissino.
Dice, ¡°E poi ¨¨ troppo lungo. Dobbiamo tagliare parecchia roba. Capitoli interi, secondo me.¡±
Il tappo cade.
Rimbalza, rimbalza, rotola in tondo, si abbatte contro la mia scarpa destra, si ferma. Interi capitoli. Preferirei tagliarmi un braccio.
Dico, ¡°Ok.¡±
Lui tira un sospiro e tira fuori un mazzo di carte dalla sua ventiquattrore.
Dice, ¡°Ne ho viste di cose strane.¡±
Appoggia il malloppo di fogli sulla tavola, incurante delle macchie di sugo rappreso che costellano la tovaglia.
Dice, ¡°Personaggi incredibili, gente completamente fuori di testa.¡±
Sfoglia le sue carte finch¨¦ non trova quello che cerca.
Dice, ¡°Tu sei abbastanza normale. Non mi hai offerto niente da bere e ti sei messo a mangiare davanti a me, ma almeno sei trattabile.¡±
Io dico, ¡°Grazie.¡±
Lui dice, ¡°Figurati. Gli esordienti che incontro, in genere sono completamente pazzi. Da manicomio.¡±
Prende in mano un foglio, gli d¨¤ una rapida occhiata e lo appoggia sulla tavola, girato verso di me.
Dice, ¡°C¡¯¨¨ un tipo che scrive racconti e crede di essere un genio. Usa parole mai viste prima. In ogni frase mette almeno un parolone che non conosce nessuno tranne lui. Crede di essere un genio per questo. Nessuno capisce quello che scrive, ma lui crede davvero di meritare il Nobel. Pazzesco. Per¨° ha davvero un gran lessico.¡±
Il foglio che mi porge ¨¨ la liberatoria per i diritti d¡¯autore. Stabilisce il compenso. Una miseria. Mi fingo interessato al foglio, e lui continua a parlare.
Dice, ¡°Una volta mi hanno mandato da una che aveva scritto un romanzo molto spinto. Era il periodo in cui quelle cose funzionavano. Mi hanno mandato da lei ed io mi aspettavo di trovarmi davanti una ragazza di trenta-trentacinque anni. Insomma, il libro era pieno di pompini e sessantanove e cose cos¨¬, uno si immagina una donna passabile. Una con cui quelle cose le potresti anche fare.¡±
Fa una pausa, e forse si aspetta che io smetta di leggere il documento che ho davanti per incitarlo a continuare. Per dirgli di andare avanti. Fingermi interessato. No, sul serio, va avanti. Stupiscimi.
Senza che io sia costretto ad aprire bocca, lui dice, ¡°Aveva settantasei anni. Cristo, poteva essere mia nonna.¡±
Ride. Mi porge una penna, e continua a ridere.
Prendo la penna.
Dice, ¡°Un tale da Terni per un anno ci ha mandato le sue poesie. Noi ovviamente non gli abbiamo mai risposto. Non pubblichiamo poesie, noi. Per un paio di mesi, poi, non ¨¨ arrivato pi¨´ niente. Speravamo di essercene liberati. Insomma, un bel giorno arriva l¡¯ennesima busta da Terni. Sai cos¡¯era?¡±
Alzo lo sguardo dal foglio, e lo guardo dentro gli occhi neri. Stavolta vuole una risposta da me. La risposta ¨¨, ovviamente NON una poesia. L¡¯aneddoto non sarebbe pi¨´ divertente.
Io dico, ¡°Una poesia?¡±
Lui ghigna e dice, ¡°Lo sapevo. Tutti dicono cos¨¬.¡±
Io sono contento di averlo fatto felice. Basta cos¨¬ poco.
Dice, ¡°La RE-CEN-SIO-NE di una sua poesia. E¡¯ andato avanti UN ALTRO ANNO a mandarci recensioni di ogni sua poesia. Se le recensiva da solo, capisci? Follia. Follia allo stato puro.¡±
Io tiro un calcio al tappo rosso del vasetto di senape steso accanto al mio piede destro, trattengo il fiato, e firmo il documento davanti a me.
Lui dice, ¡°Grazie.¡±
Io dico, ¡°Prego.¡± E penso al poveraccio che scrive racconti come cazzo gli pare, anche inventando le parole, perch¨¦ a lui piace cos¨¬. Penso alla vecchia presa in giro perch¨¦ ha descritto in un romanzo la sua vita sessuale, quando era bella e qualcuno se la filava. Penso al poeta che deve recensirsi da solo le poesie perch¨¦ nessuno gliele legge e gli d¨¤ un po¡¯ di soddisfazione. Penso a cosa mi rende migliore di loro. Migliore di una storiella raccontata da un agente di un editore da quattro soldi.
Niente. Niente mi rende migliore.
Solo una firma.
E mi sento gi¨¤ sporco per essermi venduto.
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