Fotogrammi Capitolo I @ 11 January 2008 09:48 PM

Stringo un bicchiere in mano che accarezzo come se mi aiutasse a pensare, ma a che cosa. Ci sono, che ci faccio qui al buio. Mi guardo intorno. Sono perplesso. Non so cosa stia succedendo, non ricordo niente. Sono pietrificato. Mi do un pizzicotto ma è troppo reale per essere un sogno. Calma rifletti.
(Jò! Questa situazione, questa fotografia e l'America fuori da quella finestra non sono altro che la materializzazione di un mio desiderio ricorrente. Voglio continuare a scrivere, voglio godermi gli sviluppi di questa storia. Mi stuzzica l'idea di vivere un sogno, il mio sogno.)
Una musica, un sax alla Miller di sottofondo, dietro di me lo stereo è acceso.
(Speriamo ora di non essere interrotti dai consigli per gli acquisti.)
Dalla poltrona la visione di Manhattan è fantastica.
La osservo e rifletto. Tanti puntini illuminati si muovono sulle strade come linfa vitale e fotogrammi di vita in fila sui muri dei grattacieli, tante storie, tanti piccoli grandi mondi, tanti sentimenti e amori che si mescolano e si nascondono nella grande mela. Uno nessuno centomila come tante fotografie attaccate sulla missing board a Grund Zero. L'amnesia riguarda solo i ricordi legati alla mia persona.
Nel bicchiere.. mm... deve essere whisky. E' buono. Ne devo aver bevuto parecchio, ho la testa appesantita.
Mi giro. La bottiglia di Bourbon è quasi vuota.
Come mi chiamo. Respiro profondamente, fammi riflettere.
Calma forse è solo una sbornia e domani sarà tutto passato.
Strana sensazione però, l'idea che potrei essere tutto quello che voglio mi piace, mi alletta.
Singole tutto donne e champagne o sposato tutto casa e chiesa?
(A pucchiacca i mammeta e nù bbicchiere e vino” diceva papà.
E' la prima volta che scrivo un soggetto che è allo tesso tempo anche spettatore, ambedue allo scuro di tutto.
Mi eccita l'idea di immedesimarmi in una vita tutta da scoprire.
Le parole mi escono dalle dita e si stampano sulla tastiera del mio personal computer ma ho la strana sensazione che non escano dal mio cervello ma che vivano di vita propria. Stiamo a vedere Jò.)
Non so che ore sono e da quanto tempo sono qui. Sono ubriaco.
Mi pervade uno stato misto tra il panico e l'orgasmo.
(La lenta sfumatura a nero non ti darà il tempo di godertelo.
Così si capisce che ti sei addormentato e contemporaneamente ho il taglio giusto per cambiare scena. Jò sono un mostro!)
E' mattino, lo deduco ancora prima di aprire gli occhi dalla luce del sole che attraversa la finestra e si stampa sul mio volto.
(Jò! Metti diaframma undici mi raccomando altrimenti bruciamo l'inquadratura.)
Mi sento le ossa rotte e un forte mal di testa, credo sia stato il whisky.
Apro gli occhi, ho paura di scoprire quello che mi aspetta ma vengo distratto subito da un rumore di serratura e di una porta che si apre. Rimango fermo e curioso di veder chi appare da dietro la libreria bianca. Alta, bionda tipo donna in carriera, lancia le chiavi ai miei piedi e si ferma.
“hai deciso? Hai preso una decisione allora? Non rispondi.... Ho capito non hai neanche le palle per dirmi in faccia che è tutto finito.
Sei il solito maschio testa di cazzo!”
si gira come fosse un gerarca fascista con la valigetta ventiquattro ore che fatica a stargli dietro. Bel fisico vestito di grigio con gonna al ginocchio calze scure e una giacca attillata da piccola manager.
“Non preoccuparti non sono qui per farti una patetica scenata da donna sedotta e abbandonata, ti tolgo dall'imbarazzo, sono io che ti lascio ma ricordati Max un'altra come me” si gira mi guarda schifata “bha! Italiano Bastardo!”
Credo che la porta abbia retto all'urto e mentre la sento borbottare nel pianerottolo mi rendo conto che la giornata non poteva iniziare meglio.
L'accaduto mi mette subito di buon umore quella cosa è appena uscita dalla mia vita e sono felice. Mi dispiace solo che non mi ricordo di averci fatto sesso. Sono single! è sicuro e pronto a scoprirmi la vita.
Prendo le chiavi sul tappeto, mi alzo e mi guardo intorno. Quando rientro mi setaccio l'appartamento e vedo di scoprire qualcos'altro. Intanto mi chiamo Max è già qualcosa. New York arrivo!
(Che fantasia! Max! e scommetto che per cognome fa Di Gorga!. Stacco netto. Si riapre con un sulla città da un mezzo piano che segue il soggetto. Musica.)
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