Un gran concerto @ 13 February 2008 12:32 AM
Tutto procedeva: i tecnici stavano mettendo a punto gli ultimi particolari sul palco, gli strumenti erano già al loro posto, una musica d’attesa rintronava le orecchie di quelli che s’erano appostati sotto al palco.
Carmel stava parlottando in un angolino con una grupie
-Allora ti presi da dietro ricordi?…allora ti prenderò di sotto da sopra e a sinistra!
-Mbè, che ci manca, quindi?
-Oh, cara Camilla…mi ricordi una gabbiana genuflessa!
-Mbè, che te sei strippato nta le vene?
-Santa Clara! Che c’aspetta?! Reggimi sto quartino.
-Oh, ma mica ce la fai a tenere le bacchette in mano se ti fai de sgnappa.
-Wèè, mandrappa! Mica ce la fai te a tenermi la minchia in mano se ti fai- disse lui ruotando gli occhi al cielo.
-Mbè, come la mettiamo?
-SE FAMO! disse con voce grottesca.
Carmel prese l’ago e lo fece sgusciare oltre la vena di Camilla, dopo il rituale del cucchiaino e del laccio (un cavetto jack per basso), e lo stesso fece lei dopo, ma con una siringa nuova.
Restarono in silenzio, in quell’angolo semibuio, a fissare le lucciole volteggiare tra i lampioni.
-AH RACCHIOOO!- Gridò Semerzino –devi da sonà stasera! Nun t’ò scordà…
Semerzino era il bassista del gruppo. Non aveva mai nulla da fare, e così stava dietro alle situazioni degli altri, così, per essere coinvolto in qualcosa –em’hai pure fregato il cavetto…andò sta?- continuò.
E Carmel non rispondeva, assorto tra luci, lucciole e luccicanti piercing, come quelli che penzolavano dal naso di Camilla.
-Vabbè, mo me sto a beve na Sambuca….fatte trovà sul palco fra mezzora- gridò mentre si avviava al chioschetto, nei pressi del palco.
La folla aveva ormai riempito il grande spazio verde dove si stendeva il prato-torturato-concertistico…la musica d’attesa aveva aumentato l’intensità del frastuono.
Semerzino arrivò al chioschetto dove si trovava Pirzel, che intanto si stava dando da fare con due ragazette che indossavano le magliette dei Rottencul. Quelle magliette mettevano in risalto le tette!
-Mhmh arriva- disse Pirzel alle ragazze, sottovoce, come per avvertirle della noiosità di Semerzino.
-Oh, state qua…- seguì un breve silenzio –Ciaoo- fece Semerzino con tono grottesco, come se stesse salutando due dementi –Oh Pirzel vacce piano con quer coso, sennò cor cazzo tiena a voce pè cantà stassera!
Le ragazze avevano risposto con uno scocciato sorriso al saluto di Semerzino.
-E poi, me ritrovo cor batterista che nsè po move e cor cantante che sdruscia per tera…
Alchè Pirzel posò lentamente sul tavolinetto coca-cola il suo whisky, lo guardò un attimo
-Ce lo hai rotto sto cazzo! Oh, ma lo senti? O’ senti er cazzo che se frantuma? C’HAI ROTTO ER CAZZOOO- sbraitò Pirzel.
-Ma veramente pensavo c’avessero la fica le dù signorine!
-Ma vaffanculo- cinguettarono in coro le due tipette sedute a ridosso del cantante.
-Vabè alla salute- brindò Semerzino
-alla salute- in coro, gli altri.
Nel tendone lì vicino un giornalista della “gazzetta ladra” intervistava Petrov.
-Come mai ha deciso di passare dalla musica operistica al rock?
-Non lo so, probabilmente quel tipo di emozioni, che quella musica suscitava in me, sono evaporate come la pioggia che ha smesso di leccare gli alberi. La strada liscia non va più bene per chi ha montato i cingoli.
-Tre parole per definire la vostra musica.
-Una Merdosa Entità influente.
-Ehm, eheh, sono quattro.
-Fanculo.
Nel mentre dell’intervista Petrov aveva tirato fuori un foglio viola seghettato, come un blocco di francobolli.
-Gradusce?- Disse porgendo un francobollo all’intervistatore.
-Mm cos’è?
-I peli del culo di Sberla.
-Ah, oh oh…si oh, uh, l’ho capito cos’è….ehm, veramente non ne ho mai preso.
-Prendilo ora, su..
-Ok, si…magari, lo conservo per dopo.
-Io no- fece Petrov mettendosi il francobollo sotto la lingua.
Finita l’intervista era già ora di salire sul palco. I ragazzi erano tutti dietro il palco aspettando di esere annunciati. Mancava solo Carmel. Petrov si guardò intorno –Figlio di puttana, giuro che gliele ficco su per il culo le sue merdose bacchette!- borbottò tra se. Il prato straripava di gente. Nell’aria la brezza marina dettava gli odori. La musica d’attesa era finita. Dalle casse una voce elettrica ovattata risuonò.
-Signore e Signori, è un grosso piacere vedervi tutti qui…E’ grazie a voi che questo festival va avanti da così tanto tempo. Ma basta con le parole, lasciamole al vento. Ora, per voi, su questo palco, direttamente dalla capitale…i R O T T I N C U L O!-
Gran vocio misto ad applausi e grida.
I tre salirono sul palco. Pirzel agguantò il microfono e lo lanciò in un giro vorticoso facendolo roteare in alto, lo riprese.
-SALVEEE-
EHHEE UHUHHH…grida gioiose dal pubblico. Un accordo tuonante di chitarra, come uno squarcio nel petto, proruppe nei timpani della folla. Ad un tratto…un tratto molto lungo… Carmel spuntò dal lato davanti al palco. Tentò d’arrampicarsi. Cadde una due tre quattro volte. Alla fine riuscì a salire aiutato dagli omini della sicurezza, e a raggiungere la batteria. La sua tipica rullata diede il via definitivo al concerto, mentre la folla saltava e si spintonava.
Dopo tre canzoni la band era spompata. Ci furono dieci minuti di pausa che passarono velocissimamente. Era la volta della loro canzone più famosa ed attesa: “Drizzati!”

“Traballa giàà,
come la torre di babele
Se stringi forte vedrai
Che ne verrà del miele

Non vuol saperne
Mi prende un po’ di ira
Mi sembra un verme
La mia bella piraaa”

Il pubblico non sbagliava una parola, era in delirio. Petrov si apprestava a sciorinare le note dell’assolo, quando successe la disfatta. Le corde sis tavano staccando, una ad una, prima seconda terza e così via…
Al tocco del dito ogni corda si arricciava strappandosi. Petrov ebbe un sussulto. Nella pausa s’era calato ben due francobolli. Guardò i suoi compagni e con un cenno fece capire che dovevano continuare. Prese il cavetto strappandolo dalla chitarra, si abbassò i calzoni, le mutande. Brandì il cavetto e con un gesto solenne lo mostrò in alto. La musica non cessava. Si piegò e, infilandosi l’estremità del cavetto nell’ano, emise un suono stridulo, fortissimo. Come per un’assurdità intonava perfettamente, se non meglio, le note dell’assolo, sparandole dalla bocca a tutta velocità.
Di colpo la gente quasi impallidì e tutti sbarrarono gli occhi nel vedere quello strano, miracoloso episodio manifestarsi in tal modo. La musica non cessò. Il concerto era salvo.

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