Saggio sulla solitudine @ 19 March 2008 12:27 AM
Personalmente penso che gli uomini non fanno per me. E non lo dico solo per ripetere come un pappagallo le parole di un grande scrittore come Charles Bukowski. Lo dico perché sono cose che sento in prima persona sulla pelle della mia anima. Gli uomini sono troppo invidiosi,troppo falsi,troppo stupidi e forse potrei continuare per un bel po’. La cosa brutta è che io stesso in quanto membro di tale razza mi sento così:invidioso,stupido,falso e così via. Voi no?
Sono sensazioni che quando mi si ripropongono non posso fare altro che chiedermi perché e tentare di reprimermi.
Sono solo.
Essere soli significa raggiungere l’apice della giornata quando fai una bella cagata. Significa avere come amici tabacco,vino e birra. Cercare la compagnia dei senegalesi che cercano di venderti i braccialetti in piazza del duomo. Significa riflettere su tutto e sviluppare una particolare sensibilità nei confronti della realtà,e a volte riuscirne a capire alcune particolari sfumature che sfuggono all’ occhio dell’uomo comune. Vuol dire tentare di dare invano un senso alla vita. Significa in qualche modo provare odio gratuito verso l’umanità. E questo succede forse perché sei tu in primo luogo quello che odi. Per aver sbagliato,per aver fatto troppi errori in una vita che spesso non ti da un’altra ch’anse neanche se glielo chiedi in ginocchio.
O forse odi l’altro perché ti senti diverso?
Essere soli significa fare della tristezza un involucro impermeabile in cui avvolgerti nella vacua speranza che ti protegga dagli altri. Dal mondo.
Ma sei realmente diverso dagli altri?
La solitudine ti porta alla malinconia. O sì quanta malinconia! E più invecchi e peggio è.
Si arriva ad avere nostalgia persino di momenti che in fondo se ci pensi bene,sono stati proprio dei periodi che per il settanta per cento erano merda allo stato grezzo. E il bello è che sei una contento di provare questa sensazione,quasi come per trovare un modo per combattere la solitudine. D’altronde come disse Victor Hugo la malinconia è la felicità di essere tristi. Niente di Più vero.
La solitudine ti conduce nei menandri di te stesso,del tuo inconscio. A fare i conti col tuo io bastardo e col tuo passato infame. Diventare infine un ottimo psicologo di te stesso.
Fare uscire fuori un grande artista ed un infallibile filosofo perché infili una sonda nelle ferite del tuo spirito,sotto la cute. In un’anima che non è fatta di organi ed ossa come il volgare corpo. L’arte è la cacca dell’anima. Forse.
Essere soli significa anche apprezzare di più le piccole cose.
Ma cosa significa realmente essere soli?
Forse dovrei chiedere a chi vive perennemente su una sedia a rotelle,paralizzato. Affetto da malattie che non ti permettono neanche di muoverti. Allora forse loro invidiano te come tu invidi chi è meno solo di te. Io non so cosa significa non poter mangiare perché altrimenti rischierei di soffocare. Io non so cosa significa non avere la libertà di decidere semplicemente se stare seduto piuttosto che sdraiato. La distrofia muscolare ti porta anche a ciò.
Ma ci sono altre forme di solitudine. I barboni. Persone giunte ad uno stadio così alto di solitudine tale da far si che questi si creino degli amici immaginari. Gente che sta su panchine abbandonate,sporchi,barba lunga e pelle solcata dal freddo che ad un primo sguardo pare che parli da solo. Blatera parole senza un’apparente senso.
Oh loro si che hanno sondato dentro se stessi. Così tanto da riuscire a trovare un’altra persona. Forse l’emblema dei loro desideri. Forse parlano con la versione virtuale di loro stessi che ha avuto successo.
La solitudine è un’esperienza positiva;ma solo se riusciamo ad uscirne. Voi cosa ne dite?

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