Orwell e il dodici Luglio @ 13 May 2008 11:59 PM
Poi pensi ai traslochi, le case in cui hai vissuto e che ora strillano di nuovi affittuari, le strade deserte dei tuoi sabati sera, porzioni di paesi di merda che sembrano tenerci a mostrarti il loro degrado. Hai ventitré anni, hai ventiquattro anni
… sei già da rifondare. Mattine domenicali di diserzioni e preti che chiamano i tuoi genitori <Sono anni polari, sono anni sfigurati, anni di liti interiori, anni narcolettici...
ed io ricordo solo i seggiolini posteriori degli autobus, le corsie ospedaliere, i sottopassaggi delle stazioni
Migrare in altre solitudini e cercare di condividerle, ma il massimo che possono offrirti è il loro biglietto da visita
Scusa, dove sei? come vanno le cose? sei ancora sveglio?
Sei sveglio, sveglio, sveglio. Ti sparano via dai loro pensieri indaffarati, t'ingabbiano in un angolo, gettano la chiave
Tornano indietro ma mancano l'aggancio…
Ho un caos indefinibile dentro, tetti d'inchiostro e lune atomiche che esplodono, i parenti che mi chiedono come sono messo a esami
<<i soldi e vatti a comprare un paio di scarpe
è la prima cosa di cui avrai bisogno se vorrai fare strada nella vita. Zaino in spalle, via dal terzo millennio in rifugi nucleari
Noi abbiamo quello che fa per te: (in)stabilità coniugale, ventisettemila anime e altrettante sottoterra, lavoro all'oviesse, visite oculistiche, malattie mentali o farsi mantenere a vita dall'encefalite
Zero prospettive, l'inverno non s'arrischia a fottere anche la tua stanza. Stramazza fuori la finestra azzannato dai pipistrelli(sono loro che annunciano l'inizio della primavera biodegradabile). Il nero è uno stato mentale, la televisione e le sue pretese. I nuovi litigi, le nuove forme di comunicazione sono uno stato mentale... mi bruciano gli occhi
credo che non riuscirò mai a concretizzare quello che provo. Ora.
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