Sono le cinque e mezza del mattino e non mi interessa. @ 8 June 2008 10:40 PM
In testa il pensiero ossessivo di te, del profumo della tua ascella, del ruvido della tua barba appena incolta, il pensiero ossessivo del futuro, l’incognita del tuo arrivederci e chissà mai quando partirai, se partirai e se ritornerai, una volta partito. Dentro già si rigira la mia anima, vorticosamente duole il cervello. Come una stupida, continuo ad amarti in maniera istintiva, senza riserve. Così istintivamente da percepire la differenza dei sentimenti giorno per giorno, secondo per secondo. Un istante vissuto come una vita, come una bottiglia d’acqua frizzante in una giornata afosa. Un istante dopo rimane solo la voglia di stare in un angolo da sola a pensare. Ma tanto so già che penserei comunque a te. Tutto ciò mi rende terribilmente vulnerabile, più fragile della mia fragilità consueta, facilmente attaccabile. Mi ferirai? La tua pelle era bagnata dall’erba. Intorno era notte. Io vorrei essere la tua notte per sempre e per sempre anche ogni tua alba. Ci siamo scaricati l’uno contro l’altra, mordendoci il collo, masturbandoci furiosamente ed avvinghiandoci le gambe. Avviluppati come un polmone unico. Che si gonfia e si sgonfia. Scopami. Scopami. Scopami fino a farmi ridere o piangere. Scopami. Oggi, domani, sempre. Ho fame di te di continuo. La tua bellezza mi schiaccia. Rimango senza fiato ad adorare il chiarore della tua pelle in questa notte rischiarata solo da un lampione al neon. Fascio di luce così frigido, ma che il tuo corpo trasforma in calore con la sua magnificenza. “Sei bellissimo” sussurro. “Scusa, sono così ripetitiva…”, aggiungo, ridendo imbarazzata. Perché non so esprimermi, quando serve? Perché conosco così poche parole? Ma sono il tuo odore forte di zenzero, le ossa del tuo bacino che spingono sotto la pelle chiara, la forma sinuosa della tua ascella, la sensualità dei tuoi peli, la dolcezza dei tuoi occhi che mi smorzano, che mi rendono così limitata nell’esprimermi. Ed hai risposto: “Sei dolcissimamente ripetitiva”. Passo oltre la rotonda, metto la terza e poi la quarta. Questa frase continua a rimbombarmi dentro in maniera speziata, dolcissima, candita. La ripeto dentro me, come una preghiera. Le ragazze stanno tornando a casa, due a due o sole, con i culi e le gambe stretti dentro shorts o minigonne di jeans. Hanno gli sguardi sconvolti. Vorrei accompagnarle io tutte a casa, ma non so quanto possa essere sicuro. Soffoco la mia buona coscienza ed estraggo la carta dei rimorsi e dell’ipocrisia. Mi guardo le gambe. Stanotte le baciasti più volte. Erano fasciate nel nylon grigio fumo. Nessuno mi ha mai amata così tanto da farmelo sentire con tale sicurezza. Mi accarezzo leggermente una gamba mentre guido, pensando alle tue mani. Sono giunta di fronte al mio cancello. Penso al mio letto. Ora non ho più sonno e tu starai dormendo. Svegliarsi al tuo fianco, sarebbe per me un regalo di infinito valore. Raggiungo il mio letto, cercando di non fare rumore. La casa è illuminata dalla luce dell’alba, in maniera livida e surreale. Dalle fessure dei serramenti, entra leggera e si posa sulle cose, mutandole. Anche i muri stanno dormendo. Mi sdraio nel letto ancora vestita. Mi slaccio il reggiseno e mi tolgo gli stivali, senza abbassare le cerniere. Mi abbraccio da sola. Spero di sognarti stanotte.
8giu08
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