ambiguità @ 17 June 2008 02:41 PM

Certo, andava lavata...
aveva gironzolato un pò cercando una lavanderia, si era portata una veste di ricambio in modo da poter lavare quell'altra,ma l'ospedale era troppo grande per trovare anche solo una piccola cucina, figuriamoci una lavanderia!
Aveva camminato un pò, poi ci aveva rinunciato, si sarebbe cambiata in un bagno qualunque.
Evitò una donna che stava uscendo di corsa dalla toilette delle donne e si piazzò davanti allo specchio, era molto pallida, e anche molto dimagrita dall'ultima volta che si era vista allo specchio.
Una spruzzata di acqua fresca l'avrebbe rinvigorita un pò.
Nel bagno si cambio la veste, dio mio quanto era dimagrita!
Non aveva neanche fame...forse oramai il suo stomaco si era abituato a quelle maledette flebo che la sensazione di fame si era completamente annullata.
Doveva tornare nella stanza, doveva aspettare i dottori, le dovevano somministrare dei farmaci e magari informarla sulla fisioterapia da seguire ora che si era ripresa, era curiosa di sentire quanto tempo ancora doveva restare lì dentro, aveva voglia di uscire, tanta...
Mentre tornava nella stanza vide una barella trascinata a gran velocità da medici e infermieri in sala parto, la donna sdraiata uralava come un' ossessa e gridava frasi oscene; aveva sempre pensato che il dolore del parto doveva essere qualcosa di lancinante, ma era la prima volta che vedeva una donna strillare così.
Le porte della sala parto si richiusero dietro a quelle persone agitate, mentre quello che sembrava il marito si agitava mangiandosi le unghie.
Le urla continuavano, ma ora erano diventate banali, non valeva più la pena stare a sentire una donna che urlava per le contrazioni, se davvero le fosse interessato sapere come doveva essere un parto in quei 55 anni di vita avrebbe anche potuto cercarsi un uomo!
di certo a 55 anni dopo una lunga malattia l'ultimo pensiero che aveva era partorire.
Seguì il corridoio e rientrò nella stanza.
il letto rifatto e candido, il comodino pulito, le infermiere erano già passate.
Si sedette e iniziò a guardarsi attorno, la lunga passeggiata l'aveva stancata molto, cercò l'acqua sul comodino, ma non la trovò.
"accidenti alle infermiere che puliscono anche dove non devono!"
Aprì l'armadietto: vuoto.
Tutto intorno a lei era estremamente pulito, il letto, il comodino, tutto pulito, quasi angosciante, anche le sue cose non c'erano più, che avesse sbagliato stanza? che le infermiere avessero spostato tutto? forse ora che si era ripresa le avevano cambiato stanza, quello non era più il suo reparto.
Doveva trovare un dottore, una infermiera, un'inserviente che le dicesse dove l'avevano spostata!
Nessuno la considerava, erano tutti presi a ripulire i loro parenti e a chiaccherare di operazioni difficili e non potevano ascoltarla, ma lei voleva solo trovare le sue cose!
Iniziò a sudare dal nervoso e mangiarsi le unghie, scuotava la testa indignata da quanta incompetenza ci fosse in quell'ospedale.
L'avvicinò un inserviente col camice azzurro e i bottoni bianchi, non aveva un aria molto curata, ma sembrava avesse visto il disagio della donna e sembrava intenzionato a darle una mano.
"faccio da molto questo lavoro, immagino che cerchi le sue cose"
Annuì.
La portò lungo un corridoio discendente e delle scale, attraverso una mensa e un piccolo porticato.
Fuori pioveva.
"dove mi hanno spostata?avrebbero dovuto informarmi, e poi è molto lontano da dove mi trovavo prima, sono ancora convalescente sa?! ho avuto una brutta malattia e ..."
"si, lo so..."
gli spazi attorno erano diventati angusti e pallidi, anche il temporale aveva perso il suo suono, solo i lenti ticchettii delle goccie d'acqua dei rubinetti dei bagni, lei iniziava a trasformare la sua rabbia verso i dottori in preoccupazione verso quello strano individuo che la stava accompagnando nella sua stanza, chi era? cosa voleva? era davvero un inserviente?
Ebbe un sussulto:
"siamo arrivati, è lì dentro, ma non potrà restarci per molto tempo, lo sconsigliano di solito, io la raggiungo tra un momento"
La stanza buia, silenziosa, con bagliori rossastri sulle pareti e una piccola finestra che permetteva alla luce del sole di entrare, ma il sole quel giorno non c'era, la flebile luce batteva sul volto di una donna addormentata, pallida, magra, smunta il cui respiro non muoveva la sudicia veste bianca intrisa di sudore che mai nessuno le aveva cambiato durante quella lenta e dolorosa agonia, le mani giunte sul petto, i capelli poco pettinati, gli occhi chiusi.
Da dietro una figura col camice azzurro e i bottoni bianchi:
"conosce la mitologia?"
Lei non aveva più saliva in gola, il sudore la faceva tremare, non voleva ascoltare, ma fece un cenno con la testa mntre socchiudeva gli occhi strizzandoli, come se quel gesto servisse a non sentire...
"nella mitologia Caronte accompagna i morti nella loro terra"
"sono morta?"
"stai per rinascere...ora devi andare"
Ebbe un forte dolore allo stomaco, come se qualcuno le togliesse le viscere, un forte mal di testa, le mancò il respiro, poi più niente.
*****
Il medico ebbe un balzo:
"signora è una bambina!"
la donna smise di urlare e chiese di poterla vedere, era davvero una bella bambina, ora bisognava solo scegliere il nome, ma era troppo stanca per dire qualunque cosa e si addormentò, al nome ci avrebbe pensato più tardi.
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